“L’amico ritrovato”

L’AMICO RITROVATO

L’autore

 Fred Uhlman, nato a Stoccarda, capoluogo del Baden Wurttemberg, nel 1901, a seguito della persecuzione contro l’etnia ebraica attuata dalla nascente politica Hitleriana del III Reich. Qui, ospite di parenti, completò gli studi conseguendo la laurea in legge ed iniziando una fortunata e lucrosa carriera di avvocato, ma fu costretto a interromperla nel 1933, quando in Germania s’istaurò il regime nazista. Infatti Uhlman era ebreo e democratico e a loro veniva negato ogni diritto.  Ebbe una vita avventurosa che lo portò a trasferirsi in Francia, in Spagna e in Inghilterra dove passò la maggior parte della sua esistenza.  Scrisse inoltre alcuni libri che all’inizio non ebbero grande successo, fino alla sua morte avvenuta a Londra nel 1985  all’età di 84 anni. Nel 1971 scrisse “Vita di un uomo “. Più di dieci anni dopo pubblicò “L’amico ritrovato”, che però in  Inghilterra passò  inosservato per qualche anno, finché, sul finire degli anni sessanta, venne tradotto all’estero. Questo primo successo diede a Uhlman l’ispirazione per scrivere gli altri due capitoli di quella che viene chiamata la “Trilogia del ritorno” che comprende i romanzi “Niente resurrezione, per favore” e  “Un’anima non vile”.
L’amico ritrovato, breve romanzo o lunga novella, è stato scritto in inglese, la lingua del paese dove viveva l’autore di cui era diventato cittadino.

Recensione
La storia narrata in questo romanzo, inizia nel 1932, l’anno in cui Hindenburg venne rieletto presidente.  Siamo agli inizi di uno dei periodi più tetri della storia moderna, infatti l’anno seguente verrà nominato Adolf Hitler quale cancelliere del Reich, ponendo così fine alla democrazia tedesca e dando inizio all’inarrestabile ascesa del nazionalsocialismo.
Hans Schwarz è un sedicenne di origini ebraiche che frequenta il liceo più prestigioso di Stoccarda.
Nel febbraio 1932 ha un incontro che non dimenticherà mai; nella sua classe infatti arriva un nuovo alunno: Konradin, conte di Hohenfels. Quello degli Hohenfels è un nobile e famoso casato in Germania: i suoi ascendenti avevano conosciuto Barbarossa e combattuto al suo fianco, altri suoi membri erano morti in battaglia a Lipsia. Nessuno fra i suoi compagni di classe, intimiditi dalla storia delle le gesta degli Hohenfels, osa rivolgergli la parola pur desiderando poter annoverare il nobile conte fra i propri amici. Il giovane Hans, protagonista del racconto, che pur appartenendo alla borghesia medio-alta soffre di qualche complesso di inferiorità, è ben deciso a diventarne amico e fa di tutto per mettersi in mostra. Al contrario dei suoi compagni di classe, che, più dell’amicizia, cercano in Konradin il riflesso della grandezza del suo casato, Hans vede in lui un compagno dai molti tratti caratteriali in comune: la timidezza, l’impacciato modo di vivere i rapporti interpersonali, i sogni adolescenziali. Durante le lezioni alza la mano ed interviene prontamente, porta a scuola le sue collezioni, tra cui una di monete, finché Konradin, notandole, si avvicina ad Hans per osservarle. Nasce in questo modo un’amicizia fra i due ragazzi, spontanea, limpida, destinata a diventare un vero “cerchio magico” nel quale frequentarsi con l’entusiasmo un po’ sognatore tipico della loro età, splendida e fuggevole.
Hans invita l’amico a casa sua, una villa costruita in
pietre e circondata da meli e ciliegi, gli mostra la propria stanza ed i suoi piccoli “cimeli”. Konradin ne resta affascinato ma contraccambierà l’invito solo dopo molto tempo. Gli Hohenfels hanno infatti una profonda avversione per gli ebrei ed il giovane Konradin, ben sapendolo, aspetta le occasioni nelle quali i genitori non sono in casa per invitare il compagno.
Una sera Hans assiste ad uno spettacolo orchestrale e vede, seduti nelle prime file, il suo amico e i suoi genitori. Durante l’intervallo Konradin, pur passandogli accanto, dà mostra di non conoscerlo. Il giorno dopo Hans gli chiede ragione di quello strano comportamento e l’amico, vincendo il grande imbarazzo, gli confessa la verità: sua madre teme gli ebrei, è convinta che siano al servizio del giudaismo e quindi del comunismo, non accetterebbe mai di conoscerlo. Questo episodio è destinato a pesare come un macigno sulla loro grande amicizia. Con la fine dell’anno scolastico arrivano le vacanze che ambedue trascorrono lontano dalla Germania. Quando Hans ritorna in città tutto è cambiato: il nascente Nazionalsocialismo sta producendo i primi aberranti effetti: sui muri sono apparsi i manifesti contro gli ebrei, le svastiche.
Una mattina, arrivato a scuola, sente alcuni suoi compagni che parlano dell’argomento più attuale: l’odio antisemita. Hans entra ed improvvisamente è al centro dell’attenzione: qualcuno gli urla contro di tornare in Palestina ed il ragazzo, furioso, colpisce un compagno. Quel giorno, al termine delle lezioni, uscendo spera di trovare Konradin, come al solito, per percorrere assieme la strada verso casa, ma lui non lo ha aspettato.
Verso dicembre i genitori di Hans, visto il clima sempre più pesante e l’intolleranza razziale che monta inarrestabile spinta dai farneticanti discorsi sulla purezza della razza che il nuovo “padrone” della Germania, vomita contro l’ebraismo, decidono di farlo andare in America, ospite di parenti, perché possa continuare serenamente i propri studi, rimandando il suo ritorno a tempi migliori. Prima di partire riceve una lettera di Konradin che gli parla del suo dispiacere per il suo allontanamento e gli spiega come abbia cominciato ad apprezzare Hitler e la sua inarrestabile eloquenza. Tempo dopo Hans, trasferitosi, in America viene a sapere che suo padre, non potendo resistere al clima di odio che ormai regna in tutto il paese, nottetempo, ha aperto i rubinetti del gas, ponendo così tragicamente fine alla propria vita ed a quella della moglie. Tutti questi episodi segnano profondamente l’animo di Hans, il quale rimuove dalla sua mente ogni pensiero, ogni ricordo che lo riconduca al suo paese dal quale è stato così tragicamente respinto, al punto di non usare più la sua lingua madre, non leggere più alcuna pubblicazione in tedesco. Solo dopo molti anni, incontrando un uomo che viene dalla città dove ha trascorso gli anni dell’infanzia, gliene chiede notizie: tutto è stato distrutto dalla guerra e dalla follia degli uomini, anche la sua scuola, anche il palazzo degli Hohenfels, anche l’orgoglio della pura razza ariana. Dopo qualche tempo gli giunge una lettera nella quale si fa richiesta di una donazione da parte del vecchio ginnasio di Stoccarda per l’erezione di un monumento funebre a ricordo degli allievi caduti nella Seconda Guerra Mondiale. Vincendo l’impulso di gettare nel cestino quel foglio dal quale emergono i fantasmi di un passato doloroso e sepolto, Hans riconosce i nomi dei suoi compagni di classe, senza riuscire a trovare il coraggio per guardare alla lettera H. Poi, dopo aver lungamente esitato, cerca il nome che aveva tentato di dimenticare: “VON HOHENFELS KONRADIN, implicato nel complotto per uccidere Hitler. Giustiziato“. Il cerchio magico si chiude nuovamente, l’amico di un tempo si è riscattato, è tornato nel cuore del vecchio Hans.
                      
– VALE 92-

 

“L’amico ritrovato”ultima modifica: 2008-03-30T22:38:36+02:00da francesca_008
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