“Acciaio”

Un racconto che ti riporta indietro nel tempo, all’adolescenza: ti puoi rivedere in Anna, che si iscrive al Liceo classico perché sogna di diventare parlamentare, o in Francesca, alta, bionda, ammirata da tutti, ma con tanti problemi famigliari, o ancora in Lisa, la ragazza intelligente, ma un po’ bruttina, che al mare si copre con l’asciugamano, vergognandosi delle sue forme. Il primo romanzo di Silvia Avallone, una storia vera, toccante, violenta, impegnata, che scuote fin nelle viscere e che ha ottenuto il meritato riconoscimento della critica, vincendo, nel 2010, il Premio Campiello, nella categoria Opera Prima, e classificandosi secondo al Premio Strega, sempre nel 2010, dietro il quattro volte vincitore Antonio Pennacchi. Un’opera davvero meritevole!   1703763_0.jpg

LA  TRAMA

Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d’uscita. Poi un giorno arriva l’amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l’amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male. Attraverso gli occhi di due ragazzi e che diventano grandi, Silvia Avallone ci racconta un’Italia in cerca d’identità e di voce, apre uno squarcio su un’inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più. E lo fa con un romanzo potente, che sorprende e non si dimentica.

  

 

 

L’AUTRICE:

SILVIA AVALLONE

SilAv1.jpgSilvia Avallone vive e lavora a Bologna, dove nel 2012 si è laureata in Lettere e Filosofia.

Nel 2007 ha pubblicato la raccolta di poesie Il libro dei vent’anni (Edizioni della Meridiana), vincitrice del premio Alfonso Gatto (sezione giovani) 2008.

Ha pubblicato poesie, articoli e racconti su il “Corriere della Sera”, il “Sole 24 Ore”, “Nuovi Argomenti” e “Granta Italia“.

Con il suo romanzo d’esordio Acciaio (Rizzoli 2010), che diventerà un film con la regia di Stefano Mordini, ha vinto il premio Campiello Opera Prima, il premio Flaiano e il premio Fregene, il premio Città di Penne, e si è classificata seconda al premio Strega 2010.

In Francia, con D’acier, ha vinto il prestigioso Prix des lecteurs de L’Express 2011. La rivista “Lire” lo ha premiato come miglior primo romanzo straniero.

 

 

“Acciaio”ultima modifica: 2012-09-03T22:40:00+02:00da francesca_008
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